Allontanarsi dal posto di lavoro per una pausa caffè può legittimare il licenziamento del dipendente, soprattutto se questa pausa determina rallentamenti all’attività lavorativa. Lo ha stabilito la sezione lavoro della Corte di Cassazione, con la sentenza 7819/2013.
Nella fattispecie in oggetto un impiegato di banca aveva abbandonato il suo posto per andare al bar, incurante della presenza di ben quindici clienti in fila.
Nel contestare il licenziamento, l’uomo ha ricordato anzitutto che rivestiva le funzioni di rappresentante sindacale aziendale e che, avendo già promosso più di un giudizio per la tutela dei suoi diritti, era di fatto finito nel mirino della banca mentre l’allontanamento dal posto di lavoro rientrava in una prassi aziendale che consentiva di farlo senza chiedere permessi. L’aver consumato un caffè al bar “non avrebbe sortito alcun effetto sui quindici clienti in attesa, al massimo determinando un leggero ritardo nelle operazioni: in ogni caso operavano altre casse”.
La Cassazione affrema “La giusta causa di licenziamento di un cassiere di banca, affidatario di somme anche rilevanti, deve essere apprezzata con riguardo non soltanto all’interesse patrimoniale della datrice di lavoro ma anche, sia pure indirettamente, alla potenziale lesione dell’interesse pubblico alla sana e prudente gestione del credito. Né il rigoroso rispetto delle regole di maneggio del denaro può essere sostituito da non meglio specificate regole di buon senso, inidonee ad assicurare la conservazione del denaro della banca e dei clienti” […] “il fatto di non aver tenuto conto nella decisione impugnata che operavano più casse, non è decisivo perché la presenza di una pluralità di casse, delle quali non è detto se tutte in funzione, non esclude comunque che il venir meno di una cassa rallentava le operazioni delle altre sulle quali venivano dirottati i clienti in fila che comunque erano in numero cospicuo“.