Contestazione disciplinare: non rimandare a domani quello che puoi fare oggi. Il principio dell’immediatezza della contestazione disciplinare mira a tutelare la regola di buona fede e correttezza nell’attuazione del rapporto di lavoro. Il datore di lavoro, quindi, non può ritardare una contestazione, rendendo – così – più difficile la difesa di un dipendente o perpetuando l’incertezza sulle sorti del rapporto. L’immediatezza della contestazione, nel licenziamento per giusta causa, è un elemento portante del diritto di recesso del datore di lavoro e va attuato tenendo conto della natura dell’illecito compiuto, del tempo occorrente per le indagini e della complessità dell’organizzazione aziendale. A stabilirlo è la Suprema Corte di Cassazione nella sentenza n. 3370/17, depositata l’8 febbraio.
Il fatto. La Corte d’Appello di Roma dichiarava l’illegittimità del licenziamento intimato a un uomo e condannava Poste Italiane spa reintegrarlo nel posto di lavoro. Mancava, infatti, l’immediatezza della contestazione disciplinare dal momento che la società datrice era sicuramente venuta a conoscenza del rinvio a giudizio per ricettazione del suo dipendente molto tempo prima rispetto a quando era stata poi licenziato. Secondo la Corte di merito, quindi, Poste Italiane aveva tenuto una condotta colposamente inerte, essendoli limitata a una sospensione di sei anni senza svolgere attività istruttoria alcuna.
Poste Italiane spa ricorre in Cassazione. Il dipendente non è tenuto ad “autoledersi”. Secondo parte ricorrente, la Corte distrettuale avrebbe errato nel giudicare irrilevante la condotta del dipendente che non aveva mai comunicato gli sviluppi dell’indagine che lo vedevano coinvolto. Al contrario, la Suprema Corte ritiene che né nella disciplina collettiva né in quella codicistica si ravvisa un obbligo in tal senso: per quanto il rapporto di lavoro debba essere improntato a correttezza ex art. 1175 c.c., non si può pretendere che il dipendente ponga in essere un comportamento pregiudizievole per i propri interessi quale la comunicazione dell’intervenuta incriminazione del medesimo mediante l’esercizio dell’azione penale. Principio dell’immediatezza della contestazione disciplinare. Non è tutto: il principio dell’immediatezza della contestazione disciplinare mira a tutelare la regola di buona fede e correttezza nell’attuazione del rapporto di lavoro. Se ne desume che il datore di lavoro non può ritardare una contestazione, rendendo – così – più difficile la difesa di un dipendente o perpetuando l’incertezza sulle sorti del rapporto. L’immediatezza della contestazione, nel licenziamento per giusta causa, è un elemento portante del diritto di recesso del datore di lavoro e va attuato tenendo conto della natura dell’illecito compiuto, del tempo occorrente per le indagini e della complessità dell’organizzazione aziendale.
Per tutto quanto finora detto, la Corte di Cassazione rigetta il ricorso, non ritenendolo meritevole di accoglimento. (Corte di Cassazione – sezione Lavoro – sentenza n. 3370 dell’8 febbraio 2017)